No al Summit dei guerrafondai a Roma

Il Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia ( CRED) aderisce e rilancia questo appello per la mobilitazione contro lo svolgimento a Roma, il prossimo 11 settembre 2025 del “ Defence Summit” da parte del complesso militare-industriale.

No al summit della guerra!
L’11 settembre mobilitiamoci a Roma

È stato annunciato dal Sole 24 Ore il primo “Defence Summit”, appuntamento programmato dal giornale di Confindustria per l’11 settembre a Roma. La sala scelta è nelle disponibilità del Comune capitolino e della Regione Lazio, dimostrando ancora una volta come gli enti territoriali, amministrati da questo o da quello schieramento politico, si riempiono la bocca della parola “pace” per poi essere pienamente coinvolti nella promozione di iniziative che vanno in direzione opposta. Era già accaduto lo scorso 15 marzo, in occasione della piazza chiamata da Michele Serra e sostenuta con 270 mila euro di fondi pubblici tramite Zétema – società in house del Campidoglio che si dovrebbe occupare di eventi culturali – così come si verificò nuovamente ad aprile con l’iniziativa analoga promossa a Bologna dal sindaco felsineo e dalla collega fiorentina, e a maggio quando Comune di Napoli e Governo hanno ben pensato di sfruttare la cornice offerta dalle celebrazioni dell’anniversario dei natali della città partenopea per ospitare un vertice NATO.

L’evento in calendario per l’11 settembre, dal nome roboante, cade in un periodo in cui i venti di guerra soffiano sempre più forte. Lo sanno i palestinesi, il cui genocidio continua con il consenso statunitense e il silenzio complice degli apparati europei, e di fronte al quale risultano quantomeno tardive le prime contromisure indicate da alcune cancellerie continentali, mentre lo stato terrorista di Israele si prepara all’invasione di Gaza dopo aver portato il quadrante sull’orlo di una crisi generale con i recenti attacchi all’Iran. Ma il clima di guerra si respira a tutte le latitudini: nei giorni in cui corre l’anniversario delle bombe atomiche lanciate su Hiroshima e Nagasaki, Trump rilancia lo schieramento dei sottomarini nucleari come contromisura per la recente decisione di Mosca di non aderire più agli obblighi imposti dal Trattato INF riguardo al principio di non proliferazione di armi nucleari e di dispiegamento di missili a corto e medio raggio, Convenzione abbandonata dagli USA già nel 2019.

In questo quadro, il sistema politico, industriale e mediatico italiano corre a indossare l’elmetto. Se infatti in primavera il governo Meloni si è subito messo a disposizione dei progetti europei di riarmo, in linea con quanto stabilito all’inizio dell’estate dalla NATO riunita all’Aja prevedendo l’aumento delle spese in campo militare fino al 5% del PIL, le opposizioni pongono i distinguo sulle forme ma non hanno intenzione di distaccarsi dal punto di fondo: occorre rafforzare l’apparato difensivo comunitario, sostenere gli sforzi per la difesa dei valori occidentali nel mondo che cambia. Così, quando a luglio nel Parlamento Europeo si è posta l’occasione di votare la sfiducia a Von Der Leyen, si sono tutti ben guardati dal togliere il sostegno a colei che nell’Unione Europea meglio incarna il bellicismo delle nostre classi dirigenti. Neanche una settimana dopo, la Commissione Europea presentava la nuova proposta per il bilancio 2028-34, nel quale l’eccezionalità dell’attuale piano Rearm EU viene assorbita destinando strutturalmente centinaia di miliardi di euro al settore bellico.

Dal canto loro, gli apparati mediatici continuano a tambur battente a costruire il contesto discorsivo dentro cui il clima di guerra viene normalizzato, cercando in tutti i modi di creare quel consenso popolare che i sondaggi ci dicono essere molto lontano: dopo la messa in scena del suprematismo europeo organizzata da La Repubblica in Piazza del Popolo, contro cui si è attivata un grande mobilitazione popolare nel marzo passato, tutte le principali testate hanno continuato ad alimentare il fuoco della spirale bellica con ancora più costanza di quanto dimostrato negli ultimi anni. Con la benedizione del ministro Crosetto, tocca oggi al Sole 24 Ore indire il primo Summit della Difesa durante il quale capi di stato maggiore e industriali si incontreranno a Roma il prossimo 11 settembre.

Proprio l’industria bellica si sfrega oggi le mani, e non potrebbe essere altrimenti: mentre l’economia rallenta frenata dall’accordo capestro sui dazi imposto dagli USA (particolarmente evidenti i dati relativi al secondo trimestre italiano), da sempre la conversione militare dell’apparato industriale risulta la valvola di sfogo per antonomasia per ogni sistema in crisi. Così aumentano gli investimenti nella difesa da parte delle grandi multinazionali, così aumentano le quotazioni delle aziende coinvolte più o meno direttamente nel settore. Non è un caso che proprio per aver denunciato gli interessi economici di grandi compagnie nel genocidio in corso in Palestina, Francesca Albanese è stata sanzionata dal governo statunitense. E Mattarella ancora tace.

Di fronte a questa costante escalation, mentre le condizioni di vita continuano a peggiorare, la maggioranza della popolazione italiana rifiuta la guerra, e alcune importanti occasioni di resistenza si mostrano nel paese: dagli studenti in mobilitazione permanente, alla capacità dimostrata dai lavoratori portuali di Genova di bloccare il traffico di armi, passando per altri piccoli e grandi episodi di resistenza, inizia a crescere la capacità di mettere in campo istanze diverse unite dal comune rifiuto allo scenario presente e futuro che vorrebbero imporci.

Il 21 giugno appena passato, a decine di migliaia abbiamo urlato il nostro No alla guerra e a ogni forma di riarmo: una rappresentazione importante di un blocco sociale composito e combattivo ha manifestato per le strade di Roma a partire da Piazza Vittorio Emanuele per indicare la necessaria strada di fuoriuscita dalla NATO e per ribadire le proprie ragioni, non inscrivibili nel perimetro del bipolarismo a cui ci vorrebbero condannare. Alla ripresa di settembre, dobbiamo farci trovare pronti e determinati, e ci organizziamo da subito affinché l’11 settembre possa essere un primo importante momento di lotta. Il festival romano “Figli della stessa rabbia” in programma per il prossimo 5-6 settembre al Circolo Arci Concetto Marchesi al Tiburtino III sarà un appuntamento utile per serrare le fila e confrontarci sul da farsi.

Coordinamento Disarmiamoli

English

The Center for Research and Elaboration for Democracy (CRED) supports and amplifies this call for mobilization against the holding in Rome, on September 11, 2025, of the “Defence Summit” by the military-industrial complex.

No to the war summit!
On September 11, let’s mobilize in Rome

The Italian business newspaper Il Sole 24 Ore has announced the first “Defence Summit,” scheduled for September 11 in Rome. The venue chosen is under the control of the Municipality of Rome and the Lazio Region, once again showing how local authorities—whether administered by one political faction or another—fill their mouths with the word “peace” only to be fully involved in promoting initiatives that go in the opposite direction. This had already happened last March 15, with the rally called by Michele Serra and supported with 270,000 euros of public funds through Zétema—an in-house company of the Municipality, supposedly dedicated to cultural events. It happened again in April, with a similar event in Bologna promoted by its mayor along with her Florentine counterpart, and again in May, when the Municipality of Naples and the Government decided to use the celebrations of the city’s anniversary as a backdrop to host a NATO summit.

The September 11 event, with its grandiose title, comes at a time when the winds of war are blowing ever stronger. The Palestinians know it well, as their genocide continues with U.S. approval and the complicit silence of European institutions—while the terrorist state of Israel prepares to invade Gaza after bringing the region to the brink of a general crisis with its recent attacks on Iran. But the climate of war is felt everywhere: in the days marking the anniversaries of the atomic bombings of Hiroshima and Nagasaki, Trump has called for redeploying nuclear submarines in response to Moscow’s decision to withdraw from the INF Treaty obligations on the non-proliferation of nuclear weapons and the deployment of short- and medium-range missiles—a treaty the U.S. had already abandoned in 2019.

In this context, the Italian political, industrial, and media system rushes to put on the helmet. Last spring, the Meloni government immediately aligned itself with European rearmament projects, in line with NATO’s summer decision in The Hague to increase military spending up to 5% of GDP. The opposition quibbles over the details but agrees on the fundamental point: the EU’s defensive apparatus must be strengthened, and efforts to defend Western values in a changing world must be supported. Thus, when in July the European Parliament had the chance to vote no confidence in Von der Leyen, no one dared to withdraw support from the figure who best embodies the militarism of our ruling classes. Less than a week later, the European Commission presented its new 2028–2034 budget proposal, in which the exceptional Rearm EU plan is absorbed into the structural allocation of hundreds of billions of euros to the war industry.

Meanwhile, the media apparatus continues its relentless drumbeat, normalizing the war climate and working to create the popular consensus that polls show is still far away. After La Repubblica’s stage-managed display of European supremacism in Piazza del Popolo—which last March was met with a massive popular mobilization—major newspapers have continued to fuel the war spiral more insistently than in recent years. With the blessing of Defense Minister Crosetto, Il Sole 24 Ore now calls the first Defence Summit, where chiefs of staff and industrialists will meet in Rome on September 11.

The arms industry is rubbing its hands. As the economy slows due to the crippling tariffs agreement imposed by the U.S. (especially visible in Italy’s second-quarter figures), military conversion has always been the ultimate safety valve for systems in crisis. Thus, defense investments by multinational corporations grow, as do the stock prices of companies directly or indirectly involved in the sector. It is no coincidence that Francesca Albanese was sanctioned by the U.S. government precisely for denouncing the economic interests of large corporations in the ongoing genocide in Palestine. And President Mattarella still remains silent.

Faced with this constant escalation, while living conditions keep worsening, the majority of the Italian population rejects war. Important examples of resistance are emerging: from students in permanent mobilization to the ability of Genoa dockworkers to block arms shipments, to many other acts of resistance both large and small. The ability to unite diverse demands under the shared refusal of the present and future war scenario is growing.

On June 21, tens of thousands of us shouted our No to war and to any form of rearmament: a significant representation of a diverse and combative social bloc took to the streets of Rome from Piazza Vittorio Emanuele, calling for NATO withdrawal and reaffirming positions outside the false bipolarism they want to impose on us. As September begins, we must be ready and determined. The Roman festival “Children of the Same Rage,” scheduled for September 5–6 at the Arci Concetto Marchesi in Tiburtino III, will be a key opportunity to close ranks and decide our next steps.

Coordination: Disarmiamoli

Español

El Centro de Investigación y Elaboración para la Democracia (CRED) apoya y amplifica este llamado a la movilización contra la celebración en Roma, el próximo 11 de septiembre de 2025, del “Defence Summit” por parte del complejo militar-industrial.

¡No a la cumbre de la guerra!
El 11 de septiembre, movilicémonos en Roma

El diario económico Il Sole 24 Ore ha anunciado el primer “Defence Summit”, programado para el 11 de septiembre en Roma. El lugar elegido está bajo control del Ayuntamiento de Roma y de la Región del Lacio, demostrando una vez más cómo las autoridades locales —gobernadas por un bando político u otro— llenan la boca con la palabra “paz” para luego implicarse plenamente en iniciativas que van en dirección opuesta. Ya ocurrió el 15 de marzo pasado, con la concentración convocada por Michele Serra y financiada con 270.000 euros de fondos públicos a través de Zétema —empresa municipal que supuestamente se dedica a eventos culturales—; volvió a suceder en abril con un acto similar en Bolonia promovido por su alcaldesa junto a la de Florencia, y de nuevo en mayo, cuando el Ayuntamiento de Nápoles y el Gobierno aprovecharon las celebraciones del aniversario de la ciudad para acoger una cumbre de la OTAN.

El evento del 11 de septiembre, con su nombre grandilocuente, llega en un momento en el que soplan con más fuerza que nunca los vientos de guerra. Lo saben bien los palestinos, cuyo genocidio continúa con el visto bueno de Estados Unidos y el silencio cómplice de las instituciones europeas, mientras el Estado terrorista de Israel se prepara para invadir Gaza tras haber llevado la región al borde de una crisis general con sus recientes ataques a Irán. Pero el clima de guerra se siente en todo el mundo: en los días que recuerdan los bombardeos atómicos sobre Hiroshima y Nagasaki, Trump propone desplegar nuevamente submarinos nucleares en respuesta a la decisión de Moscú de retirarse de los compromisos del Tratado INF sobre la no proliferación de armas nucleares y el despliegue de misiles de corto y medio alcance, tratado que Estados Unidos ya había abandonado en 2019.

En este contexto, el sistema político, industrial y mediático italiano se apresura a ponerse el casco. La primavera pasada, el gobierno de Meloni se alineó de inmediato con los proyectos europeos de rearme, en línea con la decisión tomada por la OTAN en La Haya a principios del verano de aumentar el gasto militar hasta el 5 % del PIB. La oposición matiza las formas pero no el fondo: hay que reforzar el aparato defensivo europeo y apoyar los esfuerzos para defender los valores occidentales en un mundo cambiante. Así, cuando en julio el Parlamento Europeo tuvo la ocasión de votar la censura contra Von der Leyen, nadie se atrevió a retirarle el apoyo. Menos de una semana después, la Comisión Europea presentó su propuesta de presupuesto para 2028–2034, que convierte en estructural el plan excepcional Rearm EU, destinando cientos de miles de millones de euros al sector bélico.

Mientras tanto, los medios de comunicación siguen golpeando el tambor de guerra, normalizando el clima bélico e intentando generar un consenso popular que, según las encuestas, está aún muy lejos. Tras la escenificación del supremacismo europeo organizada por La Repubblica en Piazza del Popolo —contra la que en marzo pasado se movilizó masivamente la ciudadanía—, todos los grandes medios han seguido alimentando la espiral bélica con más constancia que en años anteriores. Con la bendición del ministro Crosetto, ahora le toca a Il Sole 24 Ore convocar el primer Defence Summit, donde jefes de Estado Mayor e industriales se reunirán en Roma el próximo 11 de septiembre.

La industria armamentística se frota las manos. Mientras la economía se frena debido al acuerdo leonino sobre aranceles impuesto por Estados Unidos (especialmente evidente en las cifras del segundo trimestre italiano), la conversión militar del aparato industrial ha sido siempre la válvula de escape por excelencia en tiempos de crisis. Así crecen las inversiones en defensa por parte de las multinacionales, y así aumentan las cotizaciones bursátiles de las empresas directa o indirectamente vinculadas al sector. No es casualidad que Francesca Albanese haya sido sancionada por el gobierno estadounidense precisamente por denunciar los intereses económicos de grandes corporaciones en el genocidio en curso en Palestina. Y Mattarella sigue callado.

Ante esta escalada constante, mientras las condiciones de vida empeoran, la mayoría de la población italiana rechaza la guerra. Surgen importantes ejemplos de resistencia: desde los estudiantes en movilización permanente, hasta la capacidad de los estibadores de Génova de bloquear el tráfico de armas, pasando por otros episodios de resistencia, grandes y pequeños. Crece la capacidad de unir demandas diversas en un rechazo común al escenario bélico presente y futuro.

El pasado 21 de junio, decenas de miles gritamos nuestro No a la guerra y a cualquier forma de rearme: una representación importante de un bloque social diverso y combativo tomó las calles de Roma desde Piazza Vittorio Emanuele para exigir la salida de la OTAN y reafirmar sus razones, ajenas al falso bipartidismo que nos quieren imponer. Con la vuelta de septiembre, debemos estar listos y determinados. El festival romano “Hijos de la misma rabia”, programado para el 5 y 6 de septiembre en el Circolo Arci Concetto Marchesi en Tiburtino III, será una cita clave para cerrar filas y decidir los próximos pasos.

Coordinación: Desarmémoslos

Français

Le Centre de recherche et d’élaboration pour la démocratie (CRED) adhère et relaie cet appel à la mobilisation contre le déroulement à Rome, le 11 septembre 2025, du « Defence Summit » organisé par le complexe militaro-industriel.

Non au sommet de la guerre !
Mobilisons-nous à Rome le 11 septembre

Le journal Il Sole 24 Ore a annoncé le premier « Defence Summit », rendez-vous programmé pour le 11 septembre à Rome. La salle choisie est mise à disposition par la municipalité de Rome et la Région Latium, démontrant une fois de plus comment les autorités locales, quel que soit leur bord politique, se parent de la parole « paix » tout en s’impliquant pleinement dans des initiatives qui vont à l’encontre de cette notion. Cela s’était déjà produit le 15 mars dernier lors du rassemblement appelé par Michele Serra et soutenu par 270 000 euros de fonds publics via Zétema — société municipale chargée de la culture — ainsi qu’en avril avec une initiative similaire à Bologne organisée par la maire de la ville avec sa consœur de Florence, puis en mai lorsque la mairie de Naples et le gouvernement ont profité des célébrations de l’anniversaire de la ville pour accueillir un sommet de l’OTAN.

Cet événement, programmé le 11 septembre sous un nom à grand spectacle, survient à une époque où les vents de guerre soufflent de plus en plus fort. Les Palestiniens le savent bien, leur génocide se poursuit avec le consentement des États-Unis et le silence complice des institutions européennes, alors que l’État terroriste d’Israël prépare l’invasion de Gaza après avoir porté la région au bord d’une crise générale par ses récentes attaques contre l’Iran. Mais le climat de guerre est palpable partout : au moment de l’anniversaire des bombardements atomiques d’Hiroshima et Nagasaki, Trump relance le déploiement de sous-marins nucléaires en réponse à la décision de Moscou de se retirer des obligations du traité INF sur la non-prolifération et le déploiement de missiles à moyenne et courte portée, traité déjà abandonné par les États-Unis en 2019.

Dans ce contexte, le système politique, industriel et médiatique italien se précipite pour enfiler son casque. Au printemps, le gouvernement Meloni s’est immédiatement aligné sur les projets européens de réarmement, conformément à la décision prise par l’OTAN à La Haye d’augmenter les dépenses militaires à 5 % du PIB. L’opposition émet quelques nuances, mais ne remet pas en cause le fond : il faut renforcer l’appareil de défense communautaire et soutenir les efforts pour défendre les valeurs occidentales dans un monde en mutation. Ainsi, quand en juillet le Parlement européen a pu voter la défiance envers Von der Leyen, personne n’a osé retirer son soutien à celle qui incarne le mieux le bellicisme des classes dirigeantes européennes. Moins d’une semaine plus tard, la Commission européenne présentait la proposition budgétaire 2028-2034, intégrant de façon structurelle le plan exceptionnel Rearm EU et attribuant des centaines de milliards d’euros au secteur militaire.

Pendant ce temps, les médias continuent tambour battant à construire un discours qui normalise le climat guerrier, cherchant à fabriquer ce consensus populaire que les sondages montrent bien éloigné. Après la mise en scène du suprémacisme européen organisée par La Repubblica à Piazza del Popolo, contre laquelle une importante mobilisation populaire s’est levée en mars dernier, tous les grands médias ont renforcé la spirale guerrière avec plus de constance qu’auparavant. Avec la bénédiction du ministre Crosetto, c’est aujourd’hui au tour de Il Sole 24 Ore de convoquer le premier Defence Summit, où chefs d’état-major et industriels se retrouveront à Rome le 11 septembre.

L’industrie militaire se frotte les mains : alors que l’économie ralentit à cause de l’accord léonin sur les droits de douane imposé par les États-Unis (les chiffres italiens du deuxième trimestre en témoignent), la conversion militaire de l’appareil industriel a toujours été la soupape de sécurité des systèmes en crise. Les investissements dans la défense des grandes multinationales augmentent, tout comme la valeur boursière des entreprises liées directement ou indirectement au secteur. Ce n’est pas un hasard si Francesca Albanese a été sanctionnée par le gouvernement américain précisément pour avoir dénoncé les intérêts économiques de grandes compagnies dans le génocide en cours en Palestine. Mattarella, lui, reste silencieux.

Face à cette escalade constante, alors que les conditions de vie se dégradent, la majorité de la population italienne rejette la guerre. Des formes de résistance importantes émergent : des étudiants en mobilisation permanente, la capacité des dockers de Gênes à bloquer le trafic d’armes, ainsi que d’autres épisodes de résistance plus ou moins grands. Se développe ainsi la capacité d’unir des revendications diverses dans un rejet commun du scénario présent et futur qu’on voudrait nous imposer.

Le 21 juin dernier, des dizaines de milliers ont crié leur Non à la guerre et à toute forme de réarmement : une représentation significative d’un bloc social composite et combatif a manifesté dans les rues de Rome depuis la Piazza Vittorio Emanuele, réclamant la sortie de l’OTAN et affirmant ses raisons hors du bipartisme imposé. À la rentrée de septembre, nous devons être prêts et déterminés. Le festival romain « Fils de la même colère », prévu les 5 et 6 septembre au Circolo Arci Concetto Marchesi dans le Tiburtino III, sera un rendez-vous utile pour serrer les rangs et décider de la suite.

Coordination Désarmons-les

Русский

Russo:
Центр исследований и разработки демократии (CRED) поддерживает и распространяет этот призыв к мобилизации против проведения в Риме 11 сентября 2025 года «Саммита по обороне», организованного военно-промышленным комплексом.

Нет саммиту войны!
11 сентября — мобилизация в Риме

Газета Il Sole 24 Ore объявила о первом «Defence Summit», запланированном на 11 сентября в Риме. Зал для мероприятия предоставлен муниципалитетом Рима и регионом Лацио, что в очередной раз демонстрирует, как местные власти, независимо от политического лагеря, декларируют «мир», но полностью вовлечены в продвижение инициатив, идущих в противоположном направлении. Это уже происходило 15 марта на митинге, организованном Микеле Серра и финансированном на 270 тысяч евро из публичных средств через компанию Zétema — муниципальное предприятие, занимающееся культурными мероприятиями. Аналогичные события прошли в апреле в Болонье при поддержке мэра Болоньи и мэра Флоренции, а в мае мэрия Неаполя и правительство воспользовались празднованием дня рождения города, чтобы провести саммит НАТО.

Мероприятие с громким названием, назначенное на 11 сентября, происходит в период, когда военные ветры дуют все сильнее. Это знают палестинцы, чей геноцид продолжается с одобрения США и молчаливого согласия европейских структур, в то время как террористическое государство Израиль готовится к вторжению в Газу, доведя регион до грани общей кризиса своими недавними ударами по Ирану. Но атмосфера войны ощущается повсюду: в дни годовщины атомных бомбардировок Хиросимы и Нагасаки Трамп возобновляет развертывание ядерных подводных лодок в ответ на решение Москвы выйти из обязательств по Договору об РСМД, который США уже покинули в 2019 году.

В этой ситуации итальянская политическая, промышленная и медиасистема спешит надеть каску. Весной правительство Мелони сразу же поддержало европейские проекты перевооружения, в соответствии с решением НАТО в Гааге увеличить военные расходы до 5% ВВП. Оппозиция высказывает лишь разногласия по формам, но не по сути: необходимо укреплять европейскую оборону и поддерживать усилия по защите западных ценностей в меняющемся мире. Так, когда в июле Европарламент мог проголосовать за недоверие фон дер Ляйен, никто не решился снять с неё поддержку. Меньше чем через неделю Европейская комиссия представила бюджетный план на 2028–2034 годы, в котором исключительный план Rearm EU становится частью структурного финансирования с сотнями миллиардов евро на военный сектор.

Медиааппараты продолжают громко формировать дискурс, нормализующий военный климат, пытаясь создать тот народный консенсус, который, согласно опросам, ещё очень далёк. После постановки европейского супрематизма La Repubblica на площади Пьяцца дель Пополо, против которой весной прошла крупная народная мобилизация, все основные СМИ с ещё большей настойчивостью разжигали военную спираль. По благословению министра Кросетто теперь газета Il Sole 24 Ore организует первый Defence Summit, на котором 11 сентября в Риме встретятся начальники штабов и промышленники.

Военно-промышленный комплекс ликует: в то время как экономика замедляется из-за жёстких торговых соглашений с США (особенно заметно по итальянским данным за второй квартал), военная конверсия промышленности всегда была классическим выходом для кризисных систем. Инвестиции в оборону со стороны крупных корпораций растут, как и котировки компаний, связанных с сектором. Не случайно Франческа Альбанезе была санкционирована США именно за разоблачение экономических интересов крупных компаний в продолжающемся геноциде в Палестине. Матарелла молчит.

На фоне постоянной эскалации и ухудшения условий жизни большинство итальянцев отвергают войну. В стране появляются значимые формы сопротивления: студенты в постоянной мобилизации, способность генуэзских портовых рабочих блокировать поставки оружия, а также другие эпизоды сопротивления, большие и малые. Растёт способность объединять разные требования на основе общего отказа от нынешнего и будущего военного сценария.

21 июня десятки тысяч людей громко заявили своё «Нет войне» и любому перевооружению: значительный и боеспособный социальный блок прошёл маршем по улицам Рима, начиная с площади Витторио Эмануэле, требуя выхода из НАТО и отстаивая позиции вне рамок навязываемого двухпартийного строя. В сентябре нужно быть готовыми и решительными. Римский фестиваль «Дети одного гнева», который пройдёт 5-6 сентября в Circolo Arci Concetto Marchesi в Тибуртино III, станет полезной встречей для координации действий и обсуждения дальнейших шагов.

Координационный комитет «Разоружим их»

 

Cinese (semplificato):
民主研究与发展中心(CRED)支持并转发这一动员呼吁,反对由军工复合体于2025年9月11日在罗马举办的“国防峰会”。

反对战争峰会!
9月11日,罗马动员起来

《太阳报》(Il Sole 24 Ore)宣布,将于9月11日在罗马举办首届“国防峰会”。会议场地由罗马市政府和拉齐奥大区提供,这再次显示出无论地方政府属于哪个政治阵营,都口口声声谈论“和平”,但却全力参与推动背道而驰的活动。今年3月15日,米凯莱·塞拉(Michele Serra)发起的集会获得了由市政府旗下文化活动公司Zétema通过公共资金支持的27万欧元资助;4月,博洛尼亚和佛罗伦萨的市长联合举办了类似活动;5月,拿波里市政府和中央政府利用该市诞辰庆典举办了北约峰会。

这场名为“国防峰会”的活动安排在9月11日,正值战争风云愈发紧张之时。巴勒斯坦人深知这一点,他们的种族灭绝在美国的默许和欧洲机构的共谋沉默中继续进行;以色列这个恐怖主义国家正准备入侵加沙,并通过近期对伊朗的袭击将整个地区推向全面危机边缘。战争气氛遍布各地:在广岛和长崎原子弹爆炸周年纪念期间,特朗普提出重新部署核潜艇,以应对俄罗斯决定退出《中程核力量条约》(INF),该条约旨在防止中短程核导弹扩散,美国早在2019年就已退出该条约。

在此背景下,意大利政治、工业和媒体体系纷纷戴上钢盔。春季,梅洛尼政府迅速响应欧洲的重新武装计划,配合北约海牙峰会初夏决议,将军事开支提高到GDP的5%。反对派在形式上有所保留,但在根本点上并无异议:必须加强欧洲防务体系,支持捍卫不断变化世界中的西方价值观。7月,欧洲议会有机会对冯德莱恩投不信任票,但无人敢撤销对这位代表欧盟统治阶层好战倾向领导人的支持。一周后,欧盟委员会提出2028-2034年预算建议,将目前《重整欧盟》(Rearm EU)计划的特殊拨款纳入结构性预算,投入数千亿欧元军工领域。

与此同时,媒体持续高调塑造战争氛围,试图制造民众支持,而调查显示这种支持依然遥远。继《共和国报》(La Repubblica)在人民广场(Piazza del Popolo)举办欧洲至上主义的宣传活动后,反对这场活动的群众已于今年3月发起了强烈的抗议,所有主流媒体随后更加持续地加剧战争宣传。在国防部长克罗塞托(Crosetto)的支持下,如今《太阳报》将于9月11日在罗马召开首届国防峰会,届时参谋长和军工企业代表将齐聚一堂。

军工企业欢欣鼓舞:当因美国强硬关税协议导致经济放缓(第二季度意大利经济数据明显反映这一点)时,工业的军事转型一直是危机体系的安全阀。大型跨国公司对国防领域的投资不断增加,与军工相关企业的股价也持续上涨。弗朗西斯卡·阿尔巴内塞(Francesca Albanese)正因揭露大型企业在巴勒斯坦持续进行的种族灭绝中的经济利益而被美国政府制裁。意大利总统马塔雷拉对此保持沉默。

在持续升级的局势和生活条件恶化的背景下,绝大多数意大利人拒绝战争。重要的抵抗形式正在涌现:学生持续动员,热那亚码头工人阻断军火运输的能力,以及其他大小规模的抗争事件。由此形成了将各种诉求联合起来,共同反对当下和未来军事局势的能力。

今年6月21日,数万人在罗马街头高呼“反对战争”和“反对任何形式的重新武装”,这代表了一个多元且富有战斗力的社会联盟,他们从维托里奥·埃马努埃莱广场出发,呼吁退出北约,表达了摆脱被强加的两党体制的立场。9月开学后,我们必须做好准备,坚定行动。9月5日至6日在罗马提布尔蒂诺三区Arci Concetto Marchesi俱乐部举行的“同一愤怒之子”音乐节,将是一个有助于团结力量并商讨下一步行动的重要场合。

协调委员会 “解除他们武装”

如果你需要简体/繁体版本或者调整用词,也可以告诉我!

Arabo:
‎يُعلن مركز البحث والمعالجة من أجل الديمقراطية (CRED) تأييده وإعادة إطلاق هذا النداء للتعبئة ضد عقد “قمة الدفاع” التي تنظمها المجمع الصناعي العسكري في روما بتاريخ 11 سبتمبر 2025.

‎لا لقمة الحرب!
‎فلنحتشد في روما يوم 11 سبتمبر

‎أعلن عن أول “قمة دفاع” في صحيفة “إل صولي 24 أوري” المملوكة لاتحاد الصناعات الإيطالي، والتي من المقرر عقدها في 11 سبتمبر في روما. القاعة المختارة متاحة من قبل بلدية العاصمة ومنطقة لاتسيو، مما يظهر مرة أخرى كيف أن الهيئات الإقليمية، بغض النظر عن التيار السياسي الذي يديرها، تملأ أفواهها بكلمة “السلام” لكنها تشارك بالكامل في الترويج لمبادرات تتجه في الاتجاه المعاكس. حدث هذا بالفعل في 15 مارس الماضي، في المناسبة التي دعا إليها ميشيل سيرّا والتي دعمتها شركة زيتما – شركة عامة تابعة لبلدية روما المفترض بها تنظيم الفعاليات الثقافية – بتمويل عام قدره 270 ألف يورو، وكذلك تكرر الأمر في أبريل مع مبادرة مماثلة في بولونيا برعاية عمدة المدينة وزميلته في فلورنسا، وفي مايو حين قررت بلدية نابولي والحكومة استغلال احتفالات ذكرى تأسيس المدينة لاستضافة قمة للناتو.

‎يقع الحدث المقرر في 11 سبتمبر، والذي يحمل اسمًا مدويًا، في فترة تشتد فيها رياح الحرب. يعرف الفلسطينيون ذلك جيدًا، فالإبادة الجماعية التي يتعرضون لها مستمرة بموافقة الولايات المتحدة وصمت متواطئ من الأجهزة الأوروبية، والتي جاءت أولى إجراءاتها المضادة متأخرة على الأقل، بينما تستعد دولة إسرائيل الإرهابية لغزو غزة بعد أن جلبت المنطقة إلى شفا أزمة شاملة بهجماتها الأخيرة على إيران. لكن أجواء الحرب تنبعث في كل مكان: في الأيام التي تُحيى فيها ذكرى القنابل النووية على هيروشيما وناجازاكي، يعيد ترامب نشر الغواصات النووية كإجراء مضاد لقرار موسكو بعدم الالتزام بمعاهدة القوى النووية متوسطة وقصيرة المدى (INF)، والتي تخلى عنها الأمريكيون منذ عام 2019.

‎في هذا السياق، يسرع النظام السياسي والصناعي والإعلامي الإيطالي لارتداء الخوذ. ففي الربيع، استجابت حكومة ميلوني بسرعة لمشاريع إعادة التسلح الأوروبية، تماشياً مع ما قررته الناتو في اجتماعها في لاهاي بداية الصيف بزيادة الإنفاق العسكري إلى 5% من الناتج المحلي الإجمالي. والمعارضة تضع بعض الملاحظات الشكلية لكنها لا تنوي الانفصال عن النقطة الأساسية: يجب تعزيز الجهاز الدفاعي الأوروبي، ودعم الجهود للدفاع عن القيم الغربية في عالم متغير. لذا، عندما أُتيحت في يوليو الفرصة للتصويت على حجب الثقة عن فون دير لاين في البرلمان الأوروبي، تجنب الجميع سحب الدعم عن من تمثل الحروب أكثر من غيرها في الاتحاد الأوروبي. وبعد أقل من أسبوع، قدمت المفوضية الأوروبية اقتراح الميزانية للفترة 2028-2034، حيث يتم دمج استثناء خطة Rearm EU الحالية ضمن ميزانية هيكلية بمئات المليارات من اليوروهات للقطاع العسكري.

‎من جهتها، تواصل الأجهزة الإعلامية بشكل مكثف بناء الخطاب الذي يجعل مناخ الحرب أمرًا طبيعيًا، محاولة خلق تلك الإجماع الشعبي الذي تُظهره الاستطلاعات أنه بعيد جدًا: بعد العرض الذي نظّمته “لا ريبوبليكا” في ساحة الشعب للتفوق الأوروبي، والتي أثارت تحركًا شعبيًا واسعًا في مارس الماضي، استمرت الصحف الكبرى في تأجيج دوامة الحرب بوتيرة أكبر مما كانت عليه في السنوات الأخيرة. وبتصديق من الوزير كروسييتو، يتولى الآن “إل صولي 24 أوري” دعوة قمة الدفاع الأولى التي سيجتمع فيها رؤساء الأركان والصناعيون في روما يوم 11 سبتمبر.

‎اليوم، تفرك صناعة الأسلحة يديها، وهذا ليس من قبيل المصادفة: بينما يبطئ الاقتصاد بسبب الاتفاقيات الأمريكية على الرسوم الجمركية (وتظهر بيانات الربع الثاني الإيطالية بوضوح هذا التباطؤ)، كانت التحويلة العسكرية للصناعات دائمًا ما تمثل منفذًا تقليديًا لأي نظام في أزمة. هكذا تزداد الاستثمارات الدفاعية من قبل الشركات متعددة الجنسيات الكبرى، وترتفع أسعار الأسهم للشركات المرتبطة بقطاع الأسلحة بشكل مباشر أو غير مباشر. وليس من قبيل الصدفة أن فرانسيسكا ألبانيزي قد تم فرض عقوبات عليها من قبل الحكومة الأمريكية بسبب كشفها للمصالح الاقتصادية للشركات الكبرى في الإبادة الجماعية المستمرة في فلسطين. وماطرتالا لا تزال صامتة.

‎في ظل هذا التصعيد المستمر وتدهور ظروف الحياة، يرفض غالبية الشعب الإيطالي الحرب، وتبدأ بعض فرص المقاومة المهمة في الظهور في البلاد: من الطلاب المتحركين بشكل دائم، إلى قدرة عمال الموانئ في جنوة على إيقاف حركة الأسلحة، مرورًا بحوادث مقاومة أخرى كبيرة وصغيرة، تتنامى القدرة على تقديم مطالب مختلفة موحدة برفضها المشترك للسيناريو الحالي والمستقبلي الذي يريدون فرضه علينا.

‎في 21 يونيو الماضي، هتف عشرات الآلاف بـ”لا للحرب” و”لا لأي شكل من أشكال إعادة التسلح”: تمثل هذه التظاهرة تجمّعًا مهمًا لكتلة اجتماعية مركبة ونضالية خرجت إلى شوارع روما من ميدان فيتوريو إيمانويل لتؤكد ضرورة الخروج من الناتو ولتؤكد أسبابها التي لا يمكن حصرها في ثنائية الاستقطاب التي يريدون فرضها علينا. عند استئناف النشاط في سبتمبر، يجب أن نكون مستعدين وحاسمين، وننظم أنفسنا فورًا لكي يكون يوم 11 سبتمبر بداية مهمة للنضال. سيكون مهرجان “أبناء نفس الغضب” الذي يُعقد في 5-6 سبتمبر في نادي Arci Concetto Marchesi في تيبورتينو 3 مناسبة مفيدة لتوحيد الصفوف ومناقشة الخطوات القادمة.

‎التنسيقية “نُسَلِّحُهُم”